House: - Credere il meglio di qualcuno non
significa migliorarlo.
Paziente: - Ma il timore di crederlo non lo
peggiora.
(Dr.
House – M.D.)
Che cos’è il
meglio di una persona?
Mi pongo
continuamente questa domanda, soprattutto riguardo me stessa. Qual è il mio
meglio e come posso fare per realizzarlo? E poi, è davvero possibile
raggiungere il proprio meglio? Che rivolgiamo a noi stessi questa domanda o che
la proiettiamo su chi ci è accanto, essa si rivela ugualmente pericolosa. È
un’arma a doppio taglio, che da un lato ci mostra una visione allettante e
piacevole, dall’altro essa corrisponde a una nostra aspettativa che pertanto
può essere disattesa.
Certo,
guardare a sé stessi o agli altri in potenza, per dirla aristotelicamente, non
può che farci bene. Ci aiuta a tenere alto lo sguardo verso un modello di noi
stessi, ci spinge a dare costantemente il massimo. E tuttavia, questo non
significa che essi siano davvero migliori di come sono in realtà. È
un’illusione, in fin dei conti, quella che accarezziamo con un sorriso o un
sospiro… e spesso tale rimane.
Possiamo
avere pietà di chi non è come avevamo creduto. Io trovo che questo sentimento
sia l’unico a rendere l’uomo veramente e interamente uomo. La capacità di
dialogare con l’altro per comprendere le sue ragioni, la sua storia, e alle
volte la sua incapacità di oltrepassare un certo “livello” personale, questo ci
eleva e ci edifica. Nei rapporti, io cerco sempre di partire dal presupposto
che gli altri sono diversi da me e che necessariamente le loro scelte spesso
non corrispondono a quelle che farei io, ma questo merita la mia comprensione e
il mio rispetto, mai il mio giudizio. Chi siamo noi per sentenziare sulla vita
altrui? Allora possiamo solo essere pietosi, nel senso migliore del termine, e
aprire il più possibile la nostra visuale.
Non è forse
vero, d’altronde, che alle volte scegliamo di costruire e mantenere rapporti
con persone che non sentiamo veramente amiche solo perché non c’era altra
strada? Magari abbiamo temuto di non trovare un altro fidanzato, un amico
migliore, e allora abbiamo deciso di adattarci e di convivere con quella che ci
sembrava la nostra migliore possibilità, sperando che il tempo avrebbe cambiato
le cose, ci avrebbe resi migliori. E non ci sentiamo degli idioti quando la vita
ci sbatte in faccia il contrario? Allora ci è tanto difficile avere pietà di
noi stessi e ce la prendiamo con loro: certo, è loro la colpa, loro sono stati
nostri complici nell’accettare la nostra pochezza, il nostro limite e meritano
di essere puniti per questo.
Ci vuole
moltissimo amore per vedere il meglio di qualcuno, e ci vuole coraggio, ne sono
certa. Ma ce ne vuole ancora di più per scendere sin dall’inizio a un
fondamentale compromesso con noi stessi: è (spesso) solo una nostra
aspettativa, se pure una fantasia tanto dolce da accarezzare.
coccola5