domenica 30 marzo 2014

The best of us

House: - Credere il meglio di qualcuno non significa migliorarlo.
Paziente: - Ma il timore di crederlo non lo peggiora.
(Dr. House – M.D.)

Che cos’è il meglio di una persona?
Mi pongo continuamente questa domanda, soprattutto riguardo me stessa. Qual è il mio meglio e come posso fare per realizzarlo? E poi, è davvero possibile raggiungere il proprio meglio? Che rivolgiamo a noi stessi questa domanda o che la proiettiamo su chi ci è accanto, essa si rivela ugualmente pericolosa. È un’arma a doppio taglio, che da un lato ci mostra una visione allettante e piacevole, dall’altro essa corrisponde a una nostra aspettativa che pertanto può essere disattesa.

Certo, guardare a sé stessi o agli altri in potenza, per dirla aristotelicamente, non può che farci bene. Ci aiuta a tenere alto lo sguardo verso un modello di noi stessi, ci spinge a dare costantemente il massimo. E tuttavia, questo non significa che essi siano davvero migliori di come sono in realtà. È un’illusione, in fin dei conti, quella che accarezziamo con un sorriso o un sospiro… e spesso tale rimane.

Possiamo avere pietà di chi non è come avevamo creduto. Io trovo che questo sentimento sia l’unico a rendere l’uomo veramente e interamente uomo. La capacità di dialogare con l’altro per comprendere le sue ragioni, la sua storia, e alle volte la sua incapacità di oltrepassare un certo “livello” personale, questo ci eleva e ci edifica. Nei rapporti, io cerco sempre di partire dal presupposto che gli altri sono diversi da me e che necessariamente le loro scelte spesso non corrispondono a quelle che farei io, ma questo merita la mia comprensione e il mio rispetto, mai il mio giudizio. Chi siamo noi per sentenziare sulla vita altrui? Allora possiamo solo essere pietosi, nel senso migliore del termine, e aprire il più possibile la nostra visuale.

Non è forse vero, d’altronde, che alle volte scegliamo di costruire e mantenere rapporti con persone che non sentiamo veramente amiche solo perché non c’era altra strada? Magari abbiamo temuto di non trovare un altro fidanzato, un amico migliore, e allora abbiamo deciso di adattarci e di convivere con quella che ci sembrava la nostra migliore possibilità, sperando che il tempo avrebbe cambiato le cose, ci avrebbe resi migliori. E non ci sentiamo degli idioti quando la vita ci sbatte in faccia il contrario? Allora ci è tanto difficile avere pietà di noi stessi e ce la prendiamo con loro: certo, è loro la colpa, loro sono stati nostri complici nell’accettare la nostra pochezza, il nostro limite e meritano di essere puniti per questo.


Ci vuole moltissimo amore per vedere il meglio di qualcuno, e ci vuole coraggio, ne sono certa. Ma ce ne vuole ancora di più per scendere sin dall’inizio a un fondamentale compromesso con noi stessi: è (spesso) solo una nostra aspettativa, se pure una fantasia tanto dolce da accarezzare.

coccola5